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Porto una Nuova Città


2002
Venezia, Mestre e Marghera

Opera collettiva della classe 5^ C
Liceo Scientifico Statale Giordano Bruno
Un progetto di Peer Education

Durata
1 anno

Promotore
Liceo Scientifico Statale Giordano Bruno

Con
Proff.ssa Laura di Lucia Coletti | Prof. Odino Franceschini | Padre Mario Cisotto | Equipaggio della nave Kaukab abbandonata in porto | Municipio di Mestre | Assessorato alle Politiche Sociali-Comune di Venezia | Stella Maris’ Friends ONLUS | ZONANOMALA Comunicazione

Partnership
Gruppo Fallani | LP impianti Elettrici | Banca Popolare di Vicenza | ENIAC comunicazione e informatica | Vecon containers | Favaretto trasporti | Up Sport Veneto

Patrocinio
SdS Istituto Universitario Architettura Venezia
Autorità Portuale di Venezia

Partecipanti
Studenti della classe 5^ C del Liceo Scientifico Statale Giordano Bruno e le loro famiglie | Equipaggio della nave Kaukab | Pubblico dell’evento al Centro Culturale Candiani | Lavoratori del porto di Venezia | Marittimi in transito ai porti veneziani | Cittadini veneziani

Finanziamento
Pubblico | Privato

Approfondimenti
Il progetto di Peer Education

Azioni correlate
100 giorni di MS3
Welcome to Venice
RelationShip-Mapping
RelationShip-Vivir el Litoral
Uomo in Mare! Terra in vista!

Come dare voce e visibilità alla condizione dei lavoratori del mare che sbarcano ogni anno a Venezia? Come educare i giovani alla partecipazione civica?


Durante il progetto MS3 incontro Lucia Coletti e Odino Franceschini, due insegnanti del Liceo Giordano Bruno di Mestre e dal dialogo nasce un progetto di peer-education rivolto ai loro studenti, con lo scopo di sensibilizzarli alla partecipazione civica. Prende forma così la prima l’azione MS3 H2O_allegato d’acqua. Da questa esperienza nasce poi, per volontà degli studenti, una seconda azione Porto una nuova città.

Condivido con i diciassette studenti della 4C le informazioni sui lavoratori marittimi in transito nei porti di Venezia e Marghera e sullo scenario che incontrano quando riescono a mettere piede a terra, dopo mesi di navigazione. Nasce l’idea di realizzare un’azione simulata, per esplorare la condizione dei marittimi in transito nei porti.

Nei primi anni del nuovo millennio, i marittimi in transito nei porti veneziani erano 200 mila (122 nazionalità); incontravano barriere e mancanza di servizi, anche solo per soddisfare bisogni essenziali, come farsi visitare da medico, spedire soldi a casa, comperare un dentifricio...

Giovedì 13 settembre 2001, dalle 09.00 alle 13.00, per quattro ore i ragazzi diventano marittimi in transito nei porti veneziani.

Al punto di incontro, presso la Compagnia dei Lavoratori Portuali in Via del Commercio, agli studenti vengono consegnati i PORTpass di identificazione, che riportano nome e nazionalità di un marittimo. Ogni studente-marittimo ha una missione da compiere: comperare un giornale russo, pregare in un edificio sacro, mangiare cibo etnico, spedire soldi a casa… nel tempo massimo di quattro ore: tempo medio di permanenza di un marittimo a terra.

Divisi in gruppi, gli studenti vengono accompagnati ai sette gate di Porto Marghera e Marittima a Venezia. Possono parlare solo in inglese e usare valute straniere (dollari americani). Con l’obiettivo di eseguire una missione, gli studenti si muovono tra i porti e la città, facendo esperienza diretta delle barriere fisiche, burocratiche e sociali.

L’esperienza dei ragazzi è spiazzante: nessuno riesce a raggiungere l’obiettivo nel tempo dato. Chi è riuscito a prendere un autobus per raggiungere il centro città dalla desolata area dei gate, ha preso la multa perché sprovvisto di biglietto (da quelle parti è impossibile comprarlo). Chi è riuscito a raggiugere un esercizio commerciale, non ha potuto fare l’acquisto od ottenere il servizio, a volte per la valuta straniera (non accettata), altre per incomprensioni linguistiche. Mancano le infrastrutture, i servizi, la cultura dell’accoglienza, la visione dello stesso fenomeno sociale. I ragazzi sperimentano sulla pelle la vita del popolo invisibile.

Al termine dell’esperienza, si sale sulla nave abbandonata AIUD ormeggiata al Tronchetto, con ancora l’equipaggio a bordo: un altro sconcertante scenario sommerso del trasporto commerciale marittimo. Da questa esperienza, nasce in loro l’esigenza di proseguire, di indagare il tema e di portarlo a conoscenza della città.

Passano dal quarto al quinto anno di scuola, ma studenti e insegnanti sono determinati a proseguire. Partecipano e vincono un progetto formativo: Life Skills- Peer Education, promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione e mirato al potenziamento delle capacità comunicative e relazionali degli studenti.

Si lavora insieme un altro anno elaborando riflessioni, progetti individuali e collettivi, mirati a trovare linguaggi per raccontare la relazione mancata tra il mondo dei lavoratori del mare e la città. Si mettono in gioco in prima persona, questa volta senza simulare: attraverso l’Associazione Stella Maris Friends (co-fondata dagli artisti di MS3), gli studenti si attivano come volontari per dare assistenza all’equipaggio della nave abbandonata KAUKAB, ancorata in una banchina di porto Marghera.
Le loro richieste di presa in carico dell’equipaggio ci spronano a dialogare con le diverse istituzioni che regolano le attività del porto. Non solo per accelerare le vie giudiziarie -la vendita della nave con il conseguente pagamento dei salari arretrati ai marittimi- ma anche il permesso di salire in nave, e per i marittimi di scendere a terra. Poter quindi accompagnarli a visitare la città, invitarli a pranzo in famiglia, magari il giorno di Natale.
Nel frattempo, nascono amicizie.

Prende forma la seconda azione Porto Una Nuova Città. Nel periodo natalizio un container viene posizionato nel cuore della città di Mestre, al Centro Culturale Candiani, dove tutto ha avuto inizio, un anno prima con il progetto MS3-100 giorni in terraferma. Dentro il container, un itinerario sensoriale racconta il mondo dei lavoratori marittimi e instaura un ponte comunicativo con gli abitanti della città.
Studenti e studentesse progettano, producono materiali, installano, ma anche definiscono la programmazione delle attività, ricercano gli sponsor, si occupano dell’impiantistica, della gestione dei turni per l’apertura/chiusura del container, dell’accoglienza dei visitatori. Sono loro a raccontare ai cittadini del popolo invisibile e insieme a loro, infine, i marittimi della KAUKAB.

Alla mostra, è affiancata l’attività di produzione di un CD-Rom che racchiude l’intera esperienza, in vendita nel container e il cui ricavato è devoluto ai marittimi della nave abbandonata KAWKAB, per l’acquisto di beni di prima necessità.
A noi rimane la responsabilità etica di offrire opportunità e strumenti alle giovani generazioni, finché si appassionano del bene comune e imparano a progettare insieme il futuro.