Alla fine tutto è connesso -persone, idee, oggetti, ecc.- e la qualità delle connessioni è il segreto della qualità in sé e per sé.

Charles Eames

 

Porto Una Nuova Città, un progetto di Peer Education sull’identità della Terraferma veneziana. Opera collettiva della classe 5^C Liceo Scientifico Statale Giordano Bruno di Venezia-Mestre, 2002

Perchè una Metodologia

Ho sempre visto nell’arte un ambiente trans-disciplinare: un settore dell’attività umana dove -più che in altri- possono mettersi in gioco forze civili differenti per generare nuove visioni e forme collettive, per incidere nei processi di cambiamento della società.

Cercando di dare “funzione sociale” al mio agire d’artista nella società contemporanea, mi sono resa conto che più di qualsiasi altra cosa, l’opera che volevo sviluppare era un modo, un metodo, un come. Come fare esperienza creativa individuale e collettiva, come accrescere le competenze trasversali, come superare autoreferenzialità ed egocentrismo (primi comuni ostacoli alla collaborazione): come co-creare in modo sostenibile e generare beni condivisi.

Per molti anni, la mia energia creativa si è diretta a sperimentare e agevolare processi creativi collettivi, attivando un proficuo confronto su “come” e cercando una forma che lo rendesse fruibile, trasferibile, implementabile nel tempo:
è nata così un’unica opera d’arte aperta in continua evoluzione: la Co-Creation Methodology, la cui sintesi è espressa in un diagramma.

 
 

Appunti Visivi: Gesto, Simbolo, Sostenibilità. Workshop esperienziale per individuare le linee guida delle future edizioni del Premio Lissone Design, Museo d'Arte Contemporanea di Lissone, 2012

Nel mio agire

La co-creation methodology è un linguaggio comune per rendere trasparenti e sostenibili le dinamiche di un processo co-creativo. Un modo inclusivo per far emergere il potenziale inespresso di singoli e territori. Un sistema di lenti per osservare il contesto d’azione e una scatola di attrezzi per agevolare i cambiamenti negli individui e nei territori. Un’opera aperta in continua evoluzione.

Nel tempo, ho composto la co-creation methodology come una trama, fatta da tante piccole opere esperienziali legate tra loro come i nodi di un tappeto e che fanno sperimentare -a chi decide di applicarla- come è possibile creare cambiamento dentro e fuori di noi, mettendo a sistema il potenziale creativo di ogni individuo a beneficio, nel tempo, di un fuori di noi in continuo divenire.

 

Il mutamento è un archetipo che abita il nostro inconscio, ed è continua esperienza empirica nel corso della vita.

 

artway of thinking Geography. Which Milestones? Performance per Verbovisioni-Esperienza fra parola e immagine all’Accademia di Belle Arti di Venezia, a cura di Riccardo Caldura, Magazzini del Sale, Venezia 2015

Complessità e Cambiamento

Assumere (per scelta) una pratica artistica “socially engaged” e agire nel contesto sociale mi ha portato ad affrontare la complessità del reale e a navigare il flusso del continuo cambiamento.
Nel tempo, sempre più il mio pensiero si è misurato con una realtà multidimensionale, in cui la vita risulta delle molteplici interrelazioni tra le parti: mai come nel XXI secolo, le scienze e le arti hanno rivolto il loro studio alle relazioni, alle interconnessioni tra gli elementi di un sistema, facendo emergere la visione di un corpus unicum in continuo mutamento, dove nessun elemento evolve autonomamente. Micro e macro sono connessi da relazioni più o meno evidenti all’osservatore, così quanto locale e globale. Anche la dimensione temporale è parte del sistema, del corpus, del kosmos.

  • Complessità e cambiamento sono condizioni intrinseche e imprescindibili, che nel tempo ho imparato a incorporare, fin dalla fase di osservazione del contesto: l’approccio metodologico che ispira e caratterizza i miei interventi considera la società come un sistema complesso. La sua natura evolutiva e la sua grande potenzialità di sviluppare nuovi comportamenti mi hanno portato ad assumere un approccio processuale e inclusivo.

    Alla base della metodologia tre macro-dimensioni ricordano le naturali continue interrelazioni tra parti del sistema sociale, si danno come sfere da esplorare e mettere in relazione per co-creare in modo sostenibile, facendo entrare in campo anche il mondo interiore degli individui: Sé-Comunità-Ambiente

 
 

CULTUS, Coltiviamo Cultura. Happening Pubblico, Ginestra Fabbrica della Conoscenza, Montevarchi 2012

Creatività e Partecipazione

In un processo co-creativo, va da sé che creatività viaggia insieme a partecipazione per raggiungere uno scopo comune, per immaginare un futuro condiviso, per risolvere un’emergenza sociale o ambientale...

All'opposto, partecipare raramente significa poter esprimere la propria creatività: perlopiù la partecipazione si riduce a un’espressione di consenso o dissenso (consapevole?).
Negli anni ho imparato che anche una forma democratica come la partecipazione può diventare manipolativa: per questo è importante che il processo partecipativo sia diretto a stimolare il pensiero critico e creativo.

  • Parlando di creatività, il primo preconcetto da sfatare è quello che delimita la capacità di essere creativi ai soli professionisti del campo: artisti, designer… ai “creativi” appunto, che sono certamente più “allenati” ad esprimerla, ma senza esclusiva.

    Dirsi “non-creativi” è negare una qualità emergente della natura (non solo degli esseri umani): spesso ci si definisce così soltanto per mancanza di opportunità di espressione o di riconoscimento delle infinite forme in cui questa attitudine innata quotidianamente si manifesta. Siamo esseri creativi che hanno smarrito tale consapevolezza di sé.

    Nella cornice della metodologia, la sfida è dare spazio alla creatività del singolo all’interno di un processo collettivo, contemplando tre aspetti:

    • La creatività come attitudine innata in tutti gli esseri umani, svelata nel tempo dalle scienze psicologiche (Gestalt in particolare) e oggi specificata nei suoi meccanismi dalle neuroscienze, ma che trova radici anche nei sistemi biologici (emergenza nell’evoluzione).

    • La differenza tra creatività, fantasia e immaginazione (come insegna il maestro Bruno Munari).

    • La creatività come base della capacità problem solving, evidenziata dalle scienze economiche e del management.

 
 

Co-creation Diagram, versione 2020

Co-Creation Diagram

Nella cornice della Co-creation Methodology, il diagramma è la rappresentazione dell’intero processo creativo collettivo: una mappa che offre ai partecipanti una visione sintetica e sistemica del percorso, mettendo in relazione dimensioni dell’essere, macro-fasi dell’azione, direzioni e output sequenziali.

La sua lettura richiede un’ottica sistemica: è nello spazio tra le parti che nascono insolite domande, riflessioni e nuovi punti di vista.

  • Al centro del processo co-creativo la metodologia colloca la dimensione del Sé, il mondo interiore: l’essere con il suo bagaglio di conoscenze, valori, sensibilità, personalità e attitudini naturali, più la sua energia creativa: colloca l’autore, il co-creatore.

    Al suo interno sono indicati quattro significanti simbolici: intelletto-emozioni-corpo-energia che conducono al concetto di multi-io, ai principali centri-funzione di un’organismo vivente senziente: alle diverse voci interiori.

    Nella pratica della metodologia, il processo inizia con l’osservazione-ascolto di sé e con l’esperienza consapevole che il primo gruppo di co-creator è dentro di noi e inevitabilmente riflette armonie e disarmonie (bellezza e orrori) nell’atto creativo.

    Una dimensione dal perimetro indistinto, in continua trasformazione, interconnessa con l’ambiente circostante: il mondo esterno: il gruppo di lavoro, il contesto progettuale, il territorio e le comunità di riferimento.

    Qui i quattro significati simboli conoscenza-relazioni-risorse-potenzialità si mostrano come espansioni della dimensione individuale, ma anche come piani di osservazione del sistema sociale.

    Nella pratica della metodologia, un’intensa esperienza percettiva mette in relazione i due mondi e accende il fuoco del processo creativo.

  • Attorno ai mondi interconnessi Sé-Ambiente, nell’anello più esterno sono indicate quattro macro-fasi del processo co-creativo: osservazione-cogenerazione-azione-integrazione. Le prime tre guidano l’attività di ricerca e ideazione (analisi, elaborazione, restituzione), la quarta fase risponde alle esigenze del processo di cambiamento: un tempo successivo alla realizzazione, in cui l’innovazione prodotta viene metabolizzata dal sistema. Così come l’esperienza di co-creazione viene integrata interiormente.

    Nella pratica della metodologia, ogni fase espone specifici approcci al fare, strumenti pratici ed esperienziali, individuali e di gruppo.
    Le fasi si susseguono partendo dall’osservazione, collocando nel processo collettivo output e direzioni, cadenzando il lavoro di gruppo e il tempo del cambiamento. Non sono conseguenti in assoluto: nell’esperienza pratica sono vissute fluide, intrecciate, sovrapposte, sincroniche.

  • Le macro-fasi del processo (osservazione-cogenerazione-azione-integrazione), si descrivono nel secondo anello: qui otto significanti danno direzione al processo, indicano approcci al fare, forme d’azione e qualità degli output. Otto concetti che nel diagramma si offrono come un sistema di riferimento che richiede di essere sperimentato in prima persona e rimodulato in relazione al contesto spazio-temporale in cui il processo creativo si attiva.

 

Co-creation Diagram, prima versione 1999

 
 

Stavo coordinando il progetto Comprensorio dei Colli Berici, co-finanziato della Comunità Europea, attraverso il programma Leader II: 16 comuni coinvolti, 34 azioni sinergiche per la valorizzazione del territorio, 4 anni di pianificazione. Le prime azioni stavano portando buoni risultati: il processo co-creativo generava innovazione, ma lo stress era altissimo e la complessità cresceva mostrandosi nelle diverse istanze pubbliche e private, nei differenti linguaggi disciplinari che s’intrecciavano nei tavoli di lavoro e soprattutto nelle dinamiche relazionali che immancabilmente si presentavano agli incontri.

Nasce così la necessità di creare una “roadmap”, il primo diagramma di processo che si svilupperà poi nella meta-progettazione della co-creation methodology.

 

BIOS Being in The World. Workshop esperienziale, Sullivan Galleries SAIC, Chicago 2012

Princìpi

La Co-Creation Metodology è strumentale ad attivare processi creativi collettivi, ma la spinta al fare è sempre stata sorretta da un approccio filosofico. La ricerca artistica mi ha indotto a sperimentare ponendomi domande, formulando ipotesi, seguendo un sentire. Ho scartato molte visioni, ma alcune sono diventate approcci, princìpi (ρχαί) che dirigono il mio agire.

Due princìpi costituiscono il telaio della Co-Creation Methodology:

1. Il primo gruppo di co-creator è interno all’individuo | 2. La realtà è questione di punti di vista.

Cinque princìpi indicano la trama filosofica:

3. La creatività è una energia disponibile in ogni individuo consapevole | 4. Ogni creazione è il riflesso del suo (co-)creatore, della sua (co-)creatrice | 5. L’atto creativo consapevole contribuisce alla crescita | 6. La co-creazione è un processo di risveglio | 7. Un’azione è sostenibile quando sono in equilibrio risorse, limiti e potenzialità del sistema Sé-Ambiente.

 
 

Quadro Teorico


Principali ricerche e sperimentazioni empiriche che sottendo l’evoluzione della Co-Creation Methodology e dei processi di co-creazione realizzati:

Interrelazione Sé-Gruppo-Ambiente | Visioni sull'essere umano (filosofiche, antropologiche, psicologiche) | Creatività come capacità innata | Funzionamento del cervello umano | Meccanicità e modelli comportamentali | Energia evolutiva e conservativa in natura | Percezioni, memoria e preconcetti | Pratiche contemplative, meditative e di osservazione | Organismi semplici e sistemi complessi in natura| Libertà e unità nel qui e ora | Cibo come elemento di convivialità e benessere | Archetipi, ritualità e visioni cosmologiche | Modelli e pratiche di co-generazione (paradigma del co-) | Significati condivisi e strutture narrative | Apprendimento learning-by-doing e peer-to-peer | Economia dello scambio e micro-economia | Sostenibilità e stress nei processi di cambiamento | Processi creativi collettivi e integrazione del cambiamento | Responsabilità e ruolo sociale dell'artista.

 

Individuo

Guarda all’individuo “singolare-plurale” partendo dalla visione filosofica di G.I. Gurdjieff. Considera la sapienza della scuola Tolteca e i processi di consapevolezza descritti da Carlos Castaneda, il Metodo Hoffman e l’Eneagramma dei tipi psicologici di Claudio Naranjo. Si espande nell'insieme di discipline cognitive, che hanno come oggetto di studio la cognizione di un sistema pensante, sia esso naturale o artificiale e sulle ricerche delle neuroscienze.

Ambiente e Società

La Teoria del Caos; la Teoria Generale dei Sistemi fondata da Ludwig Von Bertalanffy e le ricerche sui processi di cambiamento individuali e collettivi sviluppate al Mental Research Institute di Palo Alto, con Paul Watzlawick e Gregory Bateson, che portano l’approccio sistemico nel mondo delle relazioni. Le interconnessioni e le similitudini tra i sistemi biologico e sociale, evidenziate dagli studi del fisico Fritjof Capra e del biologo Bruce Lipton. La Teoria Integrale di Ken Wilber. Le prassi di osservazione empirica della Chicago School of Sociology. L’approccio pedagogico di John Dewey e le pratiche learning by doing integrate con le scienze cognitive. L’applicazione pratica dei processi creativi collettivi si basa su “I quattro pilastri della sostenibilità: ecologia, economia, equità sociale, diversità culturale, stabiliti nel 2001 dall’Unesco e sull’agenda 2030.

Impresa Collettiva

La visione d’impresa si basa su tre fattori: il primo è la consapevolezza che l’uomo è un insieme di risorse e se sveliamo le potenzialità di ogni partecipante, abbiamo un incredibile capitale da mettere a sistema. Il secondo fattore è la consapevolezza che il lavoro è un’opportunità di valorizzare sé stessi, di creare autonomia, di mettere in gioco i propri talenti e le proprie capacità, di creare benessere, non di creare dipendenti o dipendenze. Il terzo è il fattore C dell’Economista Luis Razeto, ovvero “il potenziale innovativo e rigenerativo che un gruppo armonico inserito in un sistema eco-logico può produrre”.

L’approccio alla gestione dell’impresa collettiva vede al centro la Weconomy con i modelli Bossless Company e Leadership Situazionale di Hersey e Blanchard e il Social Design, definito come un process design che guarda ad una scala più allargata, contribuendo a migliorare la socialità e la qualità della vita delle persone, o generatore di nuove realtà sociali. Creatività e produzione d’innovazione emergono seguendo l’approccio relazionale - interdisciplinare proveniente dalle arti processuali: Community Based - Pubilc Art, Arte Relazionale e Arte Comunitaria.