artwayofthinking_projects_lebensmittel_thumb.png

DOM
Gesti Quotidiani


2018
Bologna

 

Realizzato nell’ambito del progetto di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati con disagio mentale o sanitario SPRAR Vulnerabili DM/DS

Durata
6 mesi

Committente
CIDAS Cooperativa Sociale

Conduzione LAB
Filippo Fabbrica, project manager e process facilitator
Michele Restuccia, co-designer e process facilitator

Partecipanti
Richiedenti asilo e rifugiati ospiti in Casa Kharkov e Casa Palagi, gestite da CIDAS

Finanziamento
Pubblico | Privato

Approfondimenti
Progetto SPRAR Vulnerabili DM

Azioni correlate
Inclusion Refugees Network
BOA Percorsi in terra straniera
Co-Creare

 

Laboratorio creativo sul Sé, l’Altro e l’Altrove


Entriamo nell’appartamento e davanti a noi troviamo gli occhi umidi e grandi di A e quelli persi nel vuoto di H. Ci diamo la mano ed iniziamo. È il dicembre del 2018.
Saremo ospiti negli appartamenti del progetto SPRAR Vulnerabili DM/MS (Disagio Mentale / Disagio Sanitario) di Bologna, gestiti dalla cooperativa CIDAS fino al marzo 2019.Per 4 mesi lavoriamo con richiedenti e titolari di protezione internazionale ed umanitaria in condizione di vulnerabilità̀ non cronica, a cui il programma SPRAR fornisce un supporto educativo, terapeutico e riabilitativo nel percorso di riconquista e potenziamento delle capacità e delle autonomie personali.

Sono uomini nati tra 1988 e il 2000, alcuni con fragilità psichiatra riconosciuta e/o con questioni sanitarie croniche, fuggiti dalle loro case, segnati da un viaggio violento attraverso il mediterraneo. Incarnano la loro speranza di un futuro migliore e quella delle loro famiglie ora lontane. Guinea, Niger, Pakistan, Camerun, Nigeria, Senegal, Costa D'Avorio, Marocco, Guinea Bissau, Libia, Gambia, Albania i loro paesi d’origine. Sappiamo che frequentano corsi di falegnameria, sartoria, elettrotecnica, cucina, musica, calcio, volontariato, teatro, cucina, preghiera, pittura, palestra, circo, assistenza anziani, arti marziali: scopriamo essere le loro passioni.
W parla benissimo italiano e 5 lingue della sua regione. Y si diletta ad aggiustare tutto ciò che trova in giro, si narra che in passato avesse costruito una casa su un albero ma non si sa in quale parco a Bologna. Lo sguardo spesso sfugge ogni informazione sul loro passato, i ricordi restano celati nelle loro anime chiuse sotto la pelle segnata dalle cicatrici di violenti eventi. Le loro storie sono voci nella nebbia: ha vissuto più di un anno in strada; proviene da diversi progetti di accoglienza SPRAR fallimentari, attualmente sembra aver trovato stabilità nonostante i disordini provocati da traumi subiti in passato: soffre d'ansia e di perdite massicce di memoria e black out che lo scompensano e lo sovraccaricano emotivamente. Abusa di alcool.
Ha una biografia che nessuno conosce chiaramente; soffre di insonnia e flashback relativi all'esperienza migratoria, ha difficoltà di orientamento spazio-temporali. Ha difficoltà ad instaurare legami e ad accettare una convivenza con più persone, reagisce in modo eccessivo alle più semplici negazioni e si chiude a riccio. Soffre di un disturbo post traumatico da stress. È seguito da costanti controlli clinici per aneurisma cerebrale.

Siamo entrati negli appartamenti portando la nostra esperienza individuale con la sua ricchezza e la sua fragilità, insieme alle conoscenze maturate in progetti affini con snark [Villa Aldini], artway of thinking [Boa] e Love Difference [Marsa - Centro richiedenti asilo di Malta], insieme alla voglia di far emergere la bellezza e la complessità con atti di trasformazione creativa. Comunichiamo attraverso italiano, inglese e francese ma impariamo ad interpretare i movimenti di ogni uno: i silenzi, le assenze o anche il solo farsi vedere nella stanza dove stiamo lavorando è un messaggio, i gesti per i nostri ospiti sono verità.
Gli spazi sono alquanto spogli, impersonali e difficilmente invitano alla cura e alla sosta. Abbiamo creato una lista di arredi mancanti: comodini, abat-jour, lampade da terra e da tavolo, vasi per fiori, tavolini per il salotto, scarpiere, poltrone, tappeti ecc. e cercato dei donatori di oggetti attraverso una campagna social di ‘crowdfurnituring”, ossia un crowdfunding di oggetti.

Il processo di co-creazione ha portato alla realizzazione di un’opera, ad un atto creativo simbolico che permettesse agli abitanti della casa di lasciare via via una traccia del proprio passaggio. I partecipanti hanno scelto una parete della casa e hanno disegnato un albero come simbolo di crescita e ospitalità le cui foglie vengono disegnate dagli ospiti presenti e futuri. Gesti creativi che segnano il viaggio e il sostare e arricchiscono la chioma.
In occasione delle giornate conclusive del progetto abbiamo invitato il pubblico a visitare gli appartamenti, per molti è stata la prima volta in una struttura di accoglienza. Quel giorno I., nuovo ospite della casa, ha preso il pennello è ha disegnato un passero blu sull’albero, in Afghanistan era un decoratore, ci ha mostrato foto dei sui lavori su grandi pareti. Mentre raccontava ci ha offerto un caffè al cardamomo con la luce negli occhi. Attraversati da un raggio di serenità tracciavamo insieme nuovi segni sul muro.

Utilizzando pratiche esperienziali di facile accesso, abbiamo accompagno i partecipanti in attività che hanno permesso di esprimere i loro talenti, supportandoli a valorizzare le proprie competenze. Il percorso ha sviluppato azioni di cura dello spazio quotidiano e attivato nuove relazioni, utilizzando pratiche creative e linguaggi artistici contemporanei.

La creatività intesa come un’energia disponibile in ogni essere umano è stato il denominatore comune delle attività; abbiamo avviato un processo per far emerge il potenziale trasformativo di un’ambiente, dando importanza al ruolo degli operatori come coordinatori indispensabili in un programma di riabilitazione che vuole passare dalla crescita de sé.

Testo pubblicato in IEMed / European Institute of the Mediterranean