DIRIGIBILE
piano culturale strategico per la città
2001-2003
Città di Schio (VI)
Durata
3 anni
Committente
Comune di Schio
Con
Raffaele Ruggiero, artista relazionale
Comunicazione
Beppe Mora
Consulenti
Indagine Attività Culturali e Nuovi Bisogni
Loredana Margutti
| Cristina Rossi
Mappatura Luoghi per la Cultura
arch. Marta Baretti
| arch. Martina Cafaro
Sviluppo Heritage Center
Anna Detheridge
- Connecting Cultures
Project-Financing
Jo Paccini
| Lauso Zagato
| Fondazione Fitzcarraldo
Formazione-Tutoring
Ermanno Margutti
| Daniela Uslenghi e
Michael Wenger - Istituto Hoffman Italia
ICT
Sabino Di Trani | Michele Alzetta | Arianna Scarpa | Gianfranco Pettinò | Francesca Quattrocchi | Ivano Toso | Arianna Scarpa
Partecipanti
Cittadini di Schio e pubblico degli eventi
Finanziamento
Pubblico
Approfondimenti
DIRIGIBILE - documento di sintesi
Evento di presentazione -Locandina
Censimento dei luoghi - relazione programmatica
EXIT- Architetture di danza -Locandina
Azioni correlate
Communities in Transition
Comprensorio dei Colli Berici
100 giorni di MS3
Nuove GenerAzioni
Questo è il racconto di una comunità che sogna e possiede una straordinaria resilienza all’innovazione, da mettere in gioco per progettare il suo futuro.
Graziano Dal Maso, docente di storia del cinema, videomaker e a quel tempo assessore alla cultura della Città di Schio, durante il nostro primo incontro al concerto PIETRE, nella splendida cornice naturale delle cave Arcari a Zovencedo, nei colli Berici, mi racconta il suo sogno:
“… è possibile ricostruire l’identità della mia città partendo dalla sua storia, dalla sua cultura, dalla sua energia archetipa? Penso che solo se investiamo in cultura, conoscenza, innovazione e creatività possiamo immaginare e creare il nostro futuro. Siamo stati una città d’innovazione sociale ed economica: a metà del 1800 Alessandro Rossi ha avuto un sogno e a ventisei anni ha iniziato a realizzarlo: fare impresa e innovazione, avendo cura del benessere individuale e della comunità. Come ritroviamo queste energie, che sono parte del nostro patrimonio collettivo, e come volgerle verso il futuro?”
Osservare, ascoltare è stato il mio primo gesto, naturale e programmato. Ho chiesto a Graziano di riunire alcune persone che avessero lo stesso sogno e con cui iniziare un dialogo. Così si è creata una forma temporanea di co-ideazione, il gruppo motore, partecipata da cittadini attivi, imprenditori, artisti, produttori culturali, formatori, architetti… stakeholder del territorio, rappresentanti della PA e professionisti esterni invitati, affinché il DIRIGIBILE iniziasse il suo volo.
Prima di iniziare il viaggio c’era bisogno di intenderci profondamente: trovare il significato condiviso su alcuni concetti fondanti che avrebbero dato qualità e direzione al nostro agire. Ci siamo soffermati su cinque paradigmi, ispirati dalle linee programmatiche del governo cittadino, e che poi sono diventati significati essenziali nella narrazione con i cittadini:
-
Dal programma di governo, “amare e creare cultura” è l’obiettivo principale che s’intende perseguire. In esso riconosciamo un importante approccio progettuale, intendendo che:
• Accrescere il bene culturale significa investire in soggetti
• Il prodotto cultura è il risultato dell’amare quando significa conoscere e dare valore
• Creare cultura, oggi, si può tradurre in dare spazio all’espressione individuale nel collettivoNell’approccio progettuale, cultura è intesa come un bene comune il cui valore è dato dal suo essere contestuale e allo stesso tempo innovabile.
È impresa concreta, vivibile nel tessuto della città. -
S’impone una riflessione sull’identità del sistema Città di Schio. Identità intesa come capacità di collocarsi nel contemporaneo in divenire, con coscienza del proprio percorso storico e perciò con capacità di descriversi.
Emergono due archetipi a cui tendere: il modello economico e sociale attuato da Alessandro Rossi e la realizzazione del Dirigibile Italia come propensioni alla ricerca, al dinamismo e all’innovazione.
-
In un processo di crescita culturale strategica, nel sistema città la qualità si traduce in:
• Indurre l’esperienza dei luoghi
• Tradurre nel concreto la vita sensibile dell’individuo, facendo spazio ad essa in città, intesa come luogo fisico e offerta di opportunità.
• Stimolare l’esporsi: l’espressione del singolo nello spazio sociale, mostrato come dimensione di scambio e accrescimento.
• Quindi, abbattere la divisione tra il sé e la città.Nel contemporaneo, un progetto culturale strategico non può prescindere dalla complessità e trova la sua qualità più alta quando si propone come:
• azione che non ricerca compiutezza, ma si realizza nel processo del suo divenire
• azione senza dominio e padronanza, ma risultato di una crescita collettiva. -
C’è una condizione da considerare: il tempo.
Il tempo necessario ad assorbire un cambiamento, un’innovazione: serve molto tempo per osservare, ascoltare e assorbire; serve molto tempo per unire, molto tempo per costruire una consapevolezza collettiva e realizzare concrete azioni nel territorio.
In un processo di cambiamento, i tempi di assorbimento dell’innovazione differiscono a seconda dei soggetti sociali. Nel sistema città:
• Il tempo del gruppo di lavoro (operatori attivi, consulenti) è assai veloce e l’innovazione progettata ha la possibilità di compiere una crescita esponenziale.
• Il tempo della PA è invece più lento: la sua digestione è misurata dalle procedure burocratiche.
• Infine, il tempo di assorbimento della città è ancora più lento, rallentato dalla complessità che le è propria.Nel realizzare il DIRIGIBILE non si potrà prescindere dai diversi tempi d’assorbimento, ma si dovrà ottimizzarne l’aderenza.
-
Un metodo di co-creazione leggibile e trasferibile, che prevede fin dalle prime fasi d’analisi:
• Una partecipazione interdisciplinare e un approccio sistemico, dove l’impresa culturale nasce dalla sinergia tra differenti settori di conoscenza e produzione.
• Una filosofia bottom-up / up-down: un dialogo continuo che da forma ad un’opera aperta.
Su tale condivisione di significati ho deciso di accettare l’incarico e attivare un processo co-creativo con il fine di far emergere le potenzialità della città, mettere in sinergia attività culturali, servizi e luoghi, e identificare le direzioni progettuali per il futuro.
Mancava ancora la misura della partecipazione cittadina, la condivisione del sogno: mancava sentire quanto la città fosse aperta al cambiamento, al diverso e capace di gesti concreti.
Ho iniziato affittando una casa a Schio. Volutamente vuota, senza arredi e ho chiesto a Lello Ruggiero -artista relazionale che basava il suo agire sulla poetica dello scambio e del dono- di arredarla con ciò che riusciva a recuperare in città, iniziando un primo dialogo con gli abitanti del centro storico.
Lello con il suo forte accento napoletano ha iniziato a tessere relazioni nella città veneta, a lanciare sassi nello stagno-piccole azioni creative in città, a spargere una prima narrativa informale del DIRIGIBILE, senza mostrare il biglietto da visita del progetto voluto e finanziato dalla PA. Ha raccolto idee, visioni… e mobili, materiali, oggetti che avrebbero arredato la casa.
La casa fatta di pezzi donati dagli abitanti è diventata il primo spazio dove accogliere chi voleva dialogare, condividere, costruire nuove relazioni, mettersi in ascolto e partecipare a generare una nuova visione d’impresa culturale in città.
Da questi incontri nascono le prime due azioni: il progetto Ospita un Artista e il workshop NuoveGenerazioni / Organismi di Produzione Culturale.
Mentre si aprivano altri spazi di dialogo tra residenti e professionisti (urbanisti, economisti, curatori, sociologi, formatori, sviluppatori informatici…) chiamati a svelare l’insieme complesso di un piano culturale strategico per la città, emergeva fortemente una percezione, una convinzione: “non abbiamo spazi per fare cultura e senza spazi dedicati all’arte e alla cultura non si può creare, produrre, esprimere sé stessi”. La stessa PA confermava quella mancanza.
Era davvero questo l’ostacolo all’innovazione culturale? Quali spazi servivano concretamente? L’osservazione del territorio prende quindi una direzione specifica: il censimento degli spazi per la cultura, riassunto nel QuadernoCensimento.
Spazi disponibili per attività culturali:
Edifici architettonici: 17.962mq
Luoghi per sport ed eventi all'aperto: 8.021mq
2.745 sedute per meeting, conferenze
Parchi e giardini pubblici: 175.300mq
Spazio pubblico subito utilizzabile: 83.250mq
Man mano che elencavo, tematizzavo e sistematizzavo gli spazi riconosciuti, informali e in rete, attrezzati e no, quel percepito di mancanza si frantumava e prendeva forma con più chiarezza che ciò che serviva davvero erano nuovi sguardi e una forma mentis capace di immaginare un diverso abitare gli spazi che già c’erano. Gli spazi culturali istituzionali un giorno sarebbero stati aperti, ma in quel momento non erano necessari per eleggere la produzione culturale e creativa motore dell’evoluzione identitaria della città.
DIRIGIBILE è stato anche un percorso formativo sperimentale che ha creato i presupposti per realizzare un’atipica fabbrica culturale.
Per costruire questa nuova consapevolezza era necessario fare esperienza diretta: mettere gli spazi non convenzionali al centro della progettazione culturale e dell’espressione creativa. Nasce così un programma di eventi pubblici: Io sono l’Altro, EXIT / Architetture di danza in verticale, Architetture di Suoni, Rassegna d’incontri con la città e altri ancora, con cui si è sperimentato come dare nuova vita a spazi dismessi come il Teatro Civico, il Lanificio Conte e Palazzo Fogazzaro; come creare suggestive poetiche negli spazi iper-funzionali delle moderne industrie in zona industriale; come è possibile cambiare per una sera la fruizione della piscina comunale, o della solitaria rocca medievale al parco Castello.
Con il DIRIGIBILE abbiamo sorvolato la città, dato voce ai suoi archetipi e al suo carattere identitario, incastonati come pietre preziose negli edifici di archeologia industriale e partendo da quelli abbiamo guardato la città e disegnato una visione d’impresa culturale per il futuro.
La Fabbrica Alta, splendido edificio di archeologia industriale, ex lanificio Rossi simbolo dell’innovazione a Schio, è stato il luogo a cui tendere e ispirarci, anziché luogo su cui investire risorse economiche. Avrebbe nel tempo trovato la sua nuova funzione, nel frattempo il DIRIGIBILE si è diretto a consegnare alla città un immaginario su cui calare la progettualità futura: “Schio Alta Fabbrica delle Idee, centro di creatività e ingegno tecnologico”
L’esperienza del processo partecipativo DIRIGIBILE ha lasciato alla città un piano culturale strategico puntuale, fatto di sogni collettivi, bisogni emergenti, azioni concrete, ma anche nuovi sguardi e approcci alla produzione culturale, nuovi valori riconosciuti e convergenti economie territoriali.
Sono tronata a Schio dopo vent’anni, per vedere se e come la città avesse integrato la visione co-generata: per cercare i segni concreti del cambiamento a lungo termine che l’organismo città necessita per integrare una nuova visione e un’evoluzione di pratica.
Ho visto una città che ha continuato nel tempo ad investire nella riorganizzazione degli spazi per la cultura: Palazzo Fogazzaro è un centro espositivo, Lanificio Conte un centro polifunzionale con spazi per incontri e attività culturali, il Teatro Civico ha preso una spontanea e contemporanea forma ibrida, con una originale programmazione di eventi. Altri spazi privati sono stati aperti come luoghi di produzione culturale e co-working. Le strade e le piazze sono stati pensati come luoghi da abitare, allestire, contaminare di privato.
Ma ancor di più, l’amministrazione investe importanti economie in conoscenza e mobilità: ha creato il Campus dei Licei e sta progettando un futuro per la Fabbrica Alta, che sempre dimostra il suo essere luogo di sperimentazione e innovazione culturale. Nella zona industriale si sono aperti centri di ricerca tecnologica e di formazione, continuando ad esprimere bellezza architettonica (non scontata) con i suoi nuovi edifici produttivi.
Forse ancora manca quel crederci fortemente che si dimostra con una voce collettiva, ma molti si sono messi in gioco, creando nuove reti e scambi. Molto è stato realizzato, tangibile e immateriale.