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Multicultura e
Cooperazione

Kenya, 2006

Sulla torta nuziale gli sposi sono rappresentati in marzapane: Pat vestita di bianco e con la faccia bianca, Fred in nero con la faccia nera. Sono a Kisumu, in Kenya per il matrimonio di due amici. Un’unione tra due persone, ma anche tra due comunità che fin da subito necessitano dell’arte della dialettica per costruire uno nuovo stare insieme.

Ci sono gesti e rituali che si incontrano anche se si proviene da culture differenti, come lavarsi le mani, l’impegno di unione degli sposi dichiarato davanti alla comunità, la condivisione del cibo, la musica e il ballo, le strette di mano, gli abbracci, il vestirsi a festa, ma sono i modi con cui si agiscono e manifestano che cambiano. Il dono è uno di questi.
Nella cultura della famiglia di Fred per sugellare un matrimonio si regala una mucca alla mamma della sposa. Giorni di trattativa per capire come risolvere questo impasse, di certo non si poteva spedire la mucca in Italia, eppure tutti noi capivamo il valore archetipo di quel dono.

Pat e Fred, si sono conosciuti in un progetto di cooperazione internazionale che offre sostegno medico e servizi alle comunità colpite dall’HIV che vivono in quest’area: qui si raggiunge il 28,5% di morti ogni anno, prevalentemente bambini e persone sotto i 25 anni di età. È un’epidemia dilagante. Con loro abbiamo fondato un’associazione per dare sostegno economico all’acquisto di medicinali e promuove la prevenzione. Quando siamo andati a visitare le comunità rurali in cui lavoravano, siamo stati accolti principalmente da bambini ed anziani. Quasi tutti i genitori erano delle croci bianche piantate sulla terra davanti alle porte di casa.

Servono si medici e servizi ma in primis servono medicinali. In Kenya muoiono 60.000 persone l’anno. Queste immagini sono rimaste indelebili nella mia mente e nel mio cuore, costruendo una consapevolezza che prima non avevo: tutti gli esseri umani dovrebbero avere accesso alle cure mediche e per questo noi, che questo accesso lo abbiamo, dovremmo batterci ogni giorno per farla diventare una legge universale.

Partiamo con loro per il viaggio di nozze. Visitiamo il Parco Nazionale del Serengeti e le aree limitrofe, dove gli animali migrano stagionalmente da un luogo all’altro, non hanno passaporti, non ci sono frontiere da superare, non ci sono animali che dicono “tu sì, passa” o “tu no, torna indietro”. Lo fanno da secoli per una semplice ragione: la ricerca di acqua, cibo e per l’accoppiamento, quindi per la sopravvivenza della specie e dell’equilibrio di tutto il sistema. Sono transumanze ordinate, regolate del branco e della natura. Nei laghi Nakuru e Bogoria gli animali si mettono in fila per abbeverarsi. Non ci sono conflitti o scontri, brucando erba e arbusti attendono il loro turno, sanno che arriverà.