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Con Molto Piacere.
Assaggi di arte relazionale


1999
48° Biennale di Venezia
Padiglione Italia, Spazio Oreste

 

Curatela
Harald Szeemann, curatore della 48° Biennale di Venezia | Gruppo Oreste cura il programma dello Spazio Oreste

Co-autori invitati
Marta Baretti - G.arc architetta | Emanuela Biancuzzi - Le 1000 artista | Pino Boresta artista | Antonio Boschin operatore sociale | Carmen Bottacin agente di commercio | Martina Cafaro G.arc architetta | Silvia Colla agente di commercio | Maurizio Fipponi direttore di coro con l’Ensemble Vocale Vita Nova | Maria Cristina Franzini psicologa e psicoterapeuta | Luciano Fricchetti manager culturale | Massimo Frigatti Chef | Eugenio Gonzato presidente GAL Colli Berici | Coco Gordon super sky woman permacultura | Roberta Iachini - Le 1000 artista | Mara Maccatrozzo architetta e insegnante | Mirta Maccatrozzo interior designer | Monica Mantovani receptionist | Silvana Mascioli artista | Beppe Mora direttore creativo e autore satirico | Paola Pellicciotti assistente di direzione | Lucio Penzo bancario e presidente consorzio Pro Loco | Ivan Peotta corista | Isabella Puliafito artista specialista in feng-shui | Michela Salerno- Le 1000 artista | Andrea Salvetti designer | Elisabetta Scalella ingegnere | Laura Scarpa event manager | Dorothea Schrade gallerista | Luisa Thiene casalinga | Luigina Tiusini- Le 1000 artista | Valter Tronchin architetto | Lucia Vergani seller e coordinatrice d’anime | Piero Vianello studente | Cristina Vio farmacista

Partecipanti
Pubblico della Biennale di Venezia

Durata
preparazione: 5 Mesi
evento pubblico: 1 giorno

Finanziamento
Autoprodotto

Sponsorship Oreste alla Biennale
Zanotta

Pubblicazioni
La Biennale di Venezia. 48° Esposizione Internazionale d’Arte, Marsilio Editore | Oreste alla Biennale-Oreste at the Venice Biennale, Charta 2000

Azioni correlate
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Methods
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Processi Creativi Collettivi

Come far vivere l’arte relazionale al pubblico de La Biennale di Venezia?

La domanda mi frullava in testa mentre guidavo in autostrada, da Roma a Venezia… infine la risposta è arrivata e a quel punto anch’io avevo raggiunto la meta.

Oggi, le pratiche artistiche processuali e relazionali sono abbastanza codificate, ma alla fine degli anni Novanta erano ancora un campo di sperimentazione. Erano esperienze laterali, raramente visitabili, soprattutto in quegli spazi deputati alle esposizioni dell’arte, come La Biennale di Venezia, più legati al mercato dell’opera materiale, che alla ricerca artistica di forme immateriali. Proporre un’esperienza di arte relazionale è stata allora una sfida.

Quello che ho portato in Biennale non è stata un’opera che il pubblico poteva osservare con i propri tempi, ma un’esperienza a cui era chiesto di partecipare, di essere artefici, in quel preciso posto, in quel momento.

La parola magica nelle relazioni è tra e l’arte delle relazioni inventa nuove forme che suscitano l’incontro tra, lasciando liberi i soggetti nel come creare la magia che si sprigiona quando consapevolmente ci si apre ad una relazione.


“Oreste non è nessuno, ma tutti quelli che entrano in Spazio Oreste diventano Oreste”

Domenica 24 ottobre 1999, all’interno dello Spazio Oreste prende forma l’assaggio di arte relazionale: in una stanza del Padiglione Italia che ospita Progetto Oreste (1997-2001) , l’operazione di un gruppo aperto di artisti. La situazione si presenta anomala per La Biennale di Venezia: è l’unica stanza che non espone opere fisse e fissate. È accogliente, predisposta con sedie, tavolini, divani ed una terrazza che si affaccia sul Rio dei Giardini. Qui, la proposta artistica è un programma d’incontri con artisti, curatori, operatori culturali e altro ancora, per l’intero periodo d’apertura della 48a Biennale.

Per l’azione in Biennale ho invitato 40 persone: amici, sostenitori, consulenti, committenti: differenti professionisti, amministratori di PA e imprenditori… portatori di relazioni, e ho chiesto loro di essere il primo fermento di relazione verso il pubblico della Biennale. Ho chiesto loro di esserci e in qualche modo di far nascere una relazione con il pubblico, portando un pezzo della loro storia di vita, o della loro professione, nelle forme e nei modi che preferivano.
Ho scoperto lì, nel giorno dell’evento, il gesto relazionale che ognuno di loro aveva scelto. C’è stato chi ha raccontato la storia della sua produzione vitivinicola, facendo assaggiare il vino; chi si è portato il coro e l’ha fatto cantare in pubblico; chi si è munito di mappe della città per suggerire itinerari inesplorati; chi ha cucinato un maialino nella pece, servito un assaggio e condiviso la ricetta; chi ha fatto sperimentare l’energia che i corpi emanano, e chi ha raccontato come un’idea si trasforma in segno e poi in progetto architettonico.

 

Nell’arco di una giornata di esposizione, quella stanza ha accolto decine di attività e centinaia di relazioni improvvisate ed empatiche con i visitatori: piccoli laboratori, banchetti, corner di massaggio alle spalle, canti corali, test, conversazioni e racconti… alchemiche relazioni che effondevano una bellezza vitale. L’essenza dell’arte.

Dopo un po’ di giorni ho chiesto ai nostri portatori di relazioni di raccontarci la loro esperienza.