Antefatto che da inizio
alla ricerca sulla co-creazione



La vidi seduta su un prato mentre percorrevo in Jeep la strada tra Grancona e Zovencedo. Ero nei Colli Berici per il progetto Oltre: due giorni di eventi, un programma di 21 performance disseminate nel territorio e un concerto finale in una cava di pietra, trasformata per l’occasione in teatro. Era settembre 2000.
Fermai la Jeep e scesi. Si stringeva le ginocchia al petto e aveva le lacrime agli occhi. Le chiesi cosa stesse succedendo. “Non ce la faccio più! Mollo tutto!” disse. L’abbracciai con tutto l’amore che avevo. Sapevo profondamente di cosa stesse parlando e cosa sentiva. Una storia iniziata nel 1993, quando assieme abbiamo scelto di esplorare una particolare via dell’arte: l’azione nello spazio pubblico e la partecipazione proattiva del pubblico all’esperienza estetica-creativa. Una strada da costruire, sostenuta dalla visione che ognuno di noi è un essere creativo e che quando la creatività fluisce in un atto collettivo diviene una potente forma di trasformazione.

Ma in quel momento la stanchezza prendeva il sopravvento. Intorno tutti erano felici: artisti, abitanti e pubblico, tutti entusiasti di perdersi tra le doline e ritrovarsi all’improvviso nel mezzo di una scena inaspettata e una performance a cui partecipare, ma affinché il tutto risuonasse come una dolce e magica sinfonia, l’organizzazione del back stage richiedeva uno sforzo che risultava estenuante. Mi ritrovavo senza energia, senza parole e con un “vomito relazionale” che si sarebbe placato solo dopo un lungo isolamento: passaggio necessario per ritornare a sorridere, ritrovare la voglia di mettersi in gioco e lavorare nuovamente in gruppo. Non riuscivamo a vivere quella felicità.
Qualcosa non andava per il verso giusto!

Questo vissuto incoerente mi ha portato a scegliere di fermare quell’agire e iniziare a studiare come trovare l’equilibrio tra l’entusiasmo dell’esperienza del creare in gruppo e l’assurda generazione di stress che allora comportava. Così, nell’estate del 2000, inizia il viaggio di ricerca su un modo armonico di co-creare.

Tante sono state le direzioni percorse, alcune larghe e scorrevoli come autostrade, altre tortuose e nascoste come sentieri di montagna. Le mete si svelavano man mano, creando una geografia che oggi mette in relazione e descrive i principali paradigmi esplorati: prima il mondo interiore, il Sé e le interrelazioni con il mondo esteriore, la relazione con l’altro e le dinamiche di gruppo, la concezione olistica e la sistemica-relazionale, i principi della sostenibilità dell’azione, we-economy, shift-leadership… finché il tutto danzasse in armonia.