Carcere, dentro c’è molto di più
2023
Casa Circondariale Santa Maria Maggiore, Venezia
Durata
1 anno
Evento pubblico: sabato 11 novembre 2023, Museo M9
Promotore
Rio Terà dei Pensieri cooperativa sociale
Con il sostegno di
Fonazione CESVI
Intesa San Paolo / For Funding, Formula
Ideazione e curatela
artway of thinking
Cristina Zanato
Con
Scuola Internazionale di Grafica – Venezia
Graphic design
Studenti del Master di Specializzazione in Graphic Design, Scuola Internazionale di Grafica – Venezia A.A. 2022/23
Produzione
Malefatte di Rio Terà – Made in Prison
Beneficiari
Detenuti della Casa Circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia
Design e comunicazione
Cristina Zanato, Stefania Mantovani
Video making
Giacomo Zanella
Ufficio Stampa
Sara Armellin
Sponsor tecnico
Cartiere FAVINI
In collaborazione con
M9 Museo del 900
Impegnare il tempo in carcere in un percorso di consapevolezza e apprendimento è un modo concreto per contrastare la recidività, nonché un precetto costituzionale.
A novembre 2022 nella Casa Circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia è iniziato “Carcere, dentro c’è molto di più" un percorso formativo incentrato sul lavoro artigianale e l’espressione creativa: il workshop di storytelling e stampa serigrafica ha coinvolto 25 detenuti, con l’obiettivo di raccontare la vita in carcere attraverso dieci diverse prospettive e co-creare una collana di 1000 taccuini, stampati a mano in 100 copie numerate per ogni variante.
In collana: Lo spazio-cella | Cosa c’è dentro | Cosa manca dentro | Cosa c’è più dentro che fuori | Autoritratto in Quattro Parti | Il Lato Oscuro | Autoritratto Specchiante | Ritratto di Gruppo | La mia storia | Evasioni.
Varcare le porte del carcere, sentire il rumore delle sbarre chiudersi alle spalle, mettersi a confronto con inimmaginate condizioni di vita, superare i preconcetti sui carcerati… la prima sfida è stata entrare in relazione, creare un piano di fiducia reciproca e un interesse a lavorare insieme per realizzare l’obiettivo comune.
Materiali e strumenti di lavoro dovevano passare il controllo: niente cellulari o macchine fotografiche, pennarelli a base di alcool, matite appuntite, righelli, temperini o taglierini… la busta-kit made in prison by Malefatte consegnata ai partecipanti conteneva 9 schede-vademecum (istruzioni per il lavoro nel workshop e in cella) 5 pastelli a cera e 3 carboncini di grafite, una penna, un notebook, 2 pennarelli indelebili all’acqua, fogli bianchi e di acetato trasparente, una tavoletta di supporto.
Ci riunivamo settimanalmente nella stanza comune più ampia, il luogo di culto, disponendo tavoli e sedie per il lavoro di gruppo, appendendo man mano i disegni e gli scritti prodotti alle lunghe pareti. Quando serviva, usavamo il pavimento per stendere grandi rotoli di carta su cui dipingere ampi gesti di colore. Finite le sessioni di workshop, ognuno usciva portando con sé il proprio kit e il lavoro continuava in cella, individualmente.
Quattro fasi del percorso
Liberare l’espressione creativa
Davanti al foglio bianco la solita impasse: da dove comincio? C’è un modo giusto e uno sbagliato per raccontare la mia storia, il mio vissuto? Ne sarò capace?
Cominciamo scarabocchiando, lentamente o freneticamente, ognuno a suo modo, riempiendo fogli e fogli… per poi passare a rappresentare un gesto attraverso un solo segno: volare, strisciare, ruotare, stare immobili. E poi ancora colori acrilici, pennelli, grembiuli e una superficie per dipingere grande quanto la stanza, tutti insieme liberi nell’espressione creativa.
Individuare gli elementi di una storia
Autoritratti del multi-io
Autoritratto in quattro parti (corpo-emozioni-intelletto-energia), l’osservatore esterno e il dialogo interno, il lato oscuro, autoritratto specchiante, il ritratto di gruppo: sono alcuni dei modi usati per narrare di sé e delle relazioni con gli altri detenuti. Forme creative -individuali e collettive- per riflettere sulla “gabbia mentale” che intrappola ognuno di noi inconsapevole e limita la nostra capacità di cambiare: una prigione… nella prigione, in questo caso.
Lo spazio, la quotidianità
Lo sguardo narrativo sulla vita in carcere si sposta dal sé allo spazio. A prima vista rappresentare la propria cella sembra un esercizio facile, ma senza un obiettivo fotografico che cattura in un istante ogni cosa, e senza avere nozioni di assonometria o prospettiva… l’impresa si fa più ardua. Usiamo allora degli escamotages: plexi-photo, frottage… semplici tecniche che catturano la forma e la qualità delle superfici, soprattutto chiedono all’occhio di essere attento e curioso, di non fermarsi al primo sguardo, di approfondire, cercare e andare oltre, fino a mappare anche il più piccolo particolare, fino ad allora mai osservato.
Concept grafici
Per elaborare il progetto grafico della collana “Taccuini dal Carcere” inizia la collaborazione con 20 studenti del Master di Specializzazione in Graphic Design della Scuola Internazionale di Grafica di Venezia, guidati da Cristina Zanato. Gli studenti entrano in carcere, condividono e discutono con i detenuti i concept visivi elaborati, rimodulano seguendo le indicazioni ricevute e infine presentano i menabò della collana per definire il progetto grafico esecutivo per la stampa.
La co-creazione s’intensifica, il piano professionale s’intreccia con quello umano: nelle lezioni in carcere apprendimento e crescita personale avanzano all’unisono.
Stampare in serigrafia
Imparare un mestiere e cominciare il lavoro di stampatore nella serigrafia del carcere, gestita dalla cooperativa Rio Terà dei Pensieri: un obiettivo del progetto. Alcuni detenuti entrano nel programma di formazione sulla tecnica serigrafica. Il campo di prova e la loro prima commessa è stampare a mano le 1000 copertine della collana “Taccuini dal carcere”.
I taccuini in formato A5 sono stati stampati a mano su una serie selezionata di carte FAVINI, in 100 copie numerate per ognuna delle 10 varianti. Ogni notebook è stato rilegato a punto singer e colorato sul bordo pagina. L’interno -composto da 60 pagine bianche più l’inserto centrale che riporta i racconti illustrati dei detenuti- è stato stampato in risograph (tecnica digitale che riprende la serigrafia) nella Scuola Internazionale di Grafica.
Sabato 11 novembre 2023, Museo M9 di Venezia Mestre.
Il lavoro fatto in carcere è presentato al pubblico attraverso un’installazione di 12 tavoli che mostrano i dieci numeri della collana Taccuini dal Carcere insieme ai disegni e agli scritti originali: Lo spazio-cella | Cosa c’è dentro | Cosa manca dentro | Cosa c’è più dentro che fuori | Autoritratto in Quattro Parti | Il Lato Oscuro | Autoritratto Specchiante | Ritratto di Gruppo | La mia storia | Evasioni (cosa ho fatto per stare meglio).
I taccuini numerati sono in vendita fino ad esaurimento nel bookshop M9, nel negozio e nell’e-commerce Malefatte Venezia. Il ricavato sosterrà le attività in carcere a cura della coop Rio Terà dei Pensieri.